Il punto di partenza

Credere in sé stessi. Più di ogni altra cosa, credere nel proprio lavoro, nell’intuito, nella ragione, nella bontà di un progetto o di un’idea. Può sembrare banale e scontato, ma la forza che deriva da questa consapevolezza, da questo credere nonostante tutto alle ragioni profonde del nostro agire per l’altro, alla propria missione è fondamentale per non fallire.E’ davvero ciò che fa la differenza.Chi fa formazione, chi ha un ruolo educativo deve essere in continua tensione, in continua dialettica. Da un lato c’è l’estrema sicurezza, quasi arrogante, che non ci permette di metterci in discussione, di rivedere il nostro atteggiamento; dall’altro c’è l’insicurezza, vi sono i dubbi che paralizzano, che frenano. Che non possono aiutare né noi né gli altri. Di entrambi è figlio il fallimento. Ma come punto di partenza, sottolineiamo la necessità di credere nel nostro lavoro, nel gruppo, negli individui. Credere in noi stessi e nelle potenzialità degli altri; credere che anche chi educa è educato; credere che si riceve oltre a dare; credere che alla lunga, l’impegno, la passione e la costanza premiano. Oltre le nostre aspettative, oltre ai nostri rigidi schemi.

Simone De Clementi

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Filosofo della scienza. Coach e ALF navigante
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2 risposte a Il punto di partenza

  1. Monica Marinoni ha detto:

    Credere, in se stessi, nel proprio progetto, in ciò che si fa, costituisce l’origine, la spinta del nostro agire. Tuttavia ciò che riesce a mantenere vivo ciò che facciamo, pensiamo, progettiamo, creiamo è la passione, l’eros nel suo profondo senso etimologico. Solo la passione, l’appassionarsi al nostro agire quotidiano e pro-iettato verso il futuro è in grado di non esauire, svuotare di significato il nostro agire, nel senso più esteso che questo verbo porta dentro sè. La passione costituisce anche quel supporto, quel sostegno, in grado di mantenerci in tensione, dentro le cose, nei momenti in cui le difficolta’ che incontriamo sembrano volerci bloccare. La passione alimenta la motivazione e viceversa, due dimensioni incindibili del nostro essere e agire.

  2. Fabioinviaggio ha detto:

    Il rapporto dialogico con l’altro rimane, secondo me, la chiave per mantenere dritta la barra verso il cambiamento proprio e delle persone che abbiamo in carico.
    Certo che ti tolgono la terra sotto i piedi, chiudendo i servizi o riducendo gli operatori, tutta la passione del mondo non basta.
    Se volete leggere qualche altra mia riflessione seguitemi sul mio blog
    http://ilcovodijack.blogspot.com/
    Buona lettura a tutti

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